Come crescere insieme nel rapporto di coppia?

Il percorso della coppia dall’innamoramento all’amore

Due persone si incontrano, si piacciono, si innamorano. Lentamente, iniziano a conoscersi, a scoprire i punti di accordo, le affinità.

C’è un forte desiderio di enfatizzare gli aspetti che creano unione, coesione.

Le differenze vengono vissute come interessanti e accendono la curiosità.

La coppia si sente portata sulle ali dell’entusiasmo e dell’emozione, le sensazioni dell’innamoramento invadono i corpi e le menti, ed è forte la spinta a fare di due persone una cosa sola, con una spinta alla fusione piena di energia che rende tutto semplice e leggero.

Se chiediamo a questi innamorati di dirci come mai “il colpo di fulmine” è caduto proprio lì, non sanno rendere ragione di questa realtà a loro così evidente.

Eppure i percorsi che portano le persone ad unirsi non sono così casuali. Se noi, coscientemente, non sappiamo perché, invece i nostri sentimenti sanno benissimo come orientarsi.

Dalla nascita all’età adulta, in ogni persona si è costruito un modello del tutto inconscio, che orienta verso la scelta del compagno e della compagna.

Il mondo dei sentimenti, dei desideri e delle emozioni ha origini antiche, e queste origini si fanno sentire, in modo spesso mascherato e non evidente, nei nostri pensieri, nei nostri comportamenti, nelle nostre scelte.

La coppia amorosa è l’erede, la realizzazione, di un antico sogno d’amore, fatto di fantasie, di curiosità, di immagini, di racconti. Di principi azzurri forti e valorosi, di belle principesse addormentate, della speranza di realizzare un incontro felice, che duri per sempre.

E l’innamoramento sembra veramente realizzare queste speranze, di colpo, senza fatica né difficoltà.

“Eccolo, è lui!”. “Eccola, è lei!”. E vissero felici e contenti…

Prima o poi la realtà riconduce la coppia sulla via del percorso maturativo personale. Ci siamo incontrati, ci siamo trovati meravigliosi. Ma da qui tutto inizia, ed è un percorso di “lento risveglio” che chiede ad ognuno di fare i conti con gli aspetti frustranti, con le aspettative mancate, con le differenze stridenti.

Non si esce dall’infanzia senza qualche graffio, qualche cicatrice, qualche ferita, più o meno grave. E, se il bambino è protetto dal suo futuro, dove si attende la soluzione magica di tutto quello che nella sua vita non va, l’adulto deve fare i conti con quella realtà, non ne ha un’altra, se non nella fantasia, con cui confrontarsi.

E la realtà emotiva dell’incontro amoroso sembra molto adatta ad accogliere speranze e fantasie di realizzazione magica dei desideri infantili sepolti nella nostra mente. L’altro, l’altra, divengono i partner ideali, con cui è facile fare all’amore in modo appassionato e soddisfacente. Superate le prime paure, eccitanti ma a volte inibenti, legate alla poca confidenza reciproca, pian piano la coppia trova nella sessualità un alimento potente, che sostiene un processo di forte alleanza, in cui si pongono le basi per il formarsi del sentimento del “noi”.

È un periodo importante, il cui ricordo può mantenere a lungo un potere risanante per le fatiche e le inevitabili disillusioni che ne seguiranno.

È anche il periodo in cui la coppia deve “rodare”, verificare la sua capacità di collaborazione e cooperazione nella realtà del quotidiano, con i suoi doveri e le sue necessità. La spinta dell’innamoramento rende possibile questo faticoso processo di incontro fra abitudini, culture, quotidianità differenti.

Il delicato processo di passaggio dall’innamoramento all’amore è spesso vissuto come “fallimento”, “errore”. Qualcosa non va più come prima, nell’altro non vediamo più i tratti dell’amato ideale, appassionante e coinvolgente. La fatica relazionale fa capolino nella coppia, complice l’abitudine, la ripetitività del quotidiano, la definizione di ruoli stabili. Dalla cooperazione si passa alla competizione, riappaiono le vecchie lealtà familiari, il bisogno di stabilire chi è il più bravo, il più forte, il più abile, il più intelligente…

Il rischio è che ognuno si aspetti che l’altro cambi e “torni quello che era”. C’è da chiedersi se l’altro sia mai stato quello che avevamo visto… ma c’è un ambito in cui, potentemente, fantasie e desideri riescono a tingere nuovamente di magico la relazione. È lo spazio del gioco, del lasciarsi andare, della relazione sessuale.

Se la nostra compagna, il nostro compagno, hanno attratto un giorno il nostro desiderio e la nostra curiosità appassionata, sostenendo la voglia di vedere e toccare “cosa c’è sotto”, questa potenza degli istinti resterà a lungo presente, forse per sempre.

È necessario essere consapevoli di quanto siamo vulnerabili e sensibili in questo campo. Il letto rischia di divenire il luogo in cui la coppia porta tutte le tensioni irrisolte, le rabbie, le insoddisfazioni e le ansie raccolte durante la vita in comune. Invece di essere lo spazio del rinnovamento dell’alleanza nella riscoperta della meraviglia della relazione di scambio, il luogo dell’intimità viene inquinato da questioni, da rabbie, da non detti intossicanti.

Se due persone, uomo e donna, si piacciono a letto, e si piacciono molto, e sentono fortemente la spinta libidico emotiva reciproca, potranno ritrovare, nel gioco della genitalità, delle buone ragioni per rigenerare la propria vita di coppia.

Altrimenti il letto diventa un campo di battaglia, come il resto della vita di coppia, che a questo punto assume sembianze infernali.

Appaiono importanti discrepanze del desiderio, rigide inibizioni, paura ad esprimere i propri desideri, timore del giudizio, ansietà, impotenza e frigidità.

Il rischio è di cadere nella trappola dell’evitamento. Evitare di parlarne, evitare di affrontare il problema, e alla fine, evitare anche di avvicinarsi l’uno all’altro. L’astinenza è una trappola che si alimenta da sé.

Non è difficile diventare estranei, pur abitando sotto lo stesso tetto. Anzi, non è difficile “ritornare estranei”, dopo essersi illusi per un periodo di essere tanto simili, di comprendersi al volo, di essere una cosa sola. Basta sostituire alla realtà della relazione con l’altro l’idea che ce ne siamo fatti, spesso impregnata di rabbie per la disillusione. L’altro non è più un mistero da scoprire, con affetto e rispetto. Non è più l’oggetto del nostro interesse. Nel darlo per scontato, rischia di diventare parte dell’arredamento di casa, da cui ci aspettiamo però interesse, affetto e riconoscimento, e ci offendiamo se non arrivano nella quantità e nella qualità desiderate.

Questo è il motivo per cui è importante che la coppia trovi tempo ed energie da investire nello sviluppo della propria relazione, affettiva e sessuale. La relazione affettiva e sessuale può divenire quello spazio di rigenerazione reciproca che protegge la coppia dalla durezza della vita, dalla fatica, dalla disillusione. A patto che ogni componente si impegni ad investire tempo ed energie in questo aspetto della vita, da non lasciare al caso.

La sessualità è sicuramente un fatto di coppia, ma anche un fatto personale, di cui assumersi pienamente la responsabilità.

Come costruire una buona intesa?

Innanzitutto, c’è il percorso personale.

La coppia è formata da due persone, ognuna con le sue caratteristiche e particolarità, e dalla relazione fra loro, che rende la coppia più della somma delle sue parti.

L’impegno personale nello sviluppo delle competenze emotive ed affettive non può che avere effetti benefici sulla coppia, rendendo il matrimonio uno spazio di rinnovamento e sviluppo continui.

Purtroppo la nostra cultura appare quasi del tutto priva di percorsi di “educazione sentimentale”, di sviluppo della cosiddetta “intelligenza emotiva”. Sul piano tecnico, siamo in grado di fare cose strepitose, sul piano relazionale non ci siamo sviluppati granché. La nostra mente sembra molto più competente nel relazionarsi con l’inanimato, piuttosto che con la realtà viva e vitale dell’altro. E la spinta all’individualismo estremo non ci sta aiutando a riscoprire la bellezza vivificante delle relazioni umane fondate sul rispetto, la reciprocità, l’empatia.

La strumento principale per sviluppare le proprie competenze emotive è il dialogo. Con se stessi, con il partner, con il terapeuta, nei casi di maggiore sofferenza.

Un dialogo costruttivo con l’altro non può che partire da un rapporto onesto con se stessi, teso a riconoscere quello che ognuno “mette in campo” nella relazione.

Un piccolo percorso di consapevolezza personale attraverso le sfide della vita di coppia può aiutare a maturare la propria personalità, sviluppando la propria umanità relazionale.

  • Trovare il modo di dare parola a quello che si prova, chiamare “rabbia” la rabbia, senza il bisogno di rompere tutti i piatti di casa per scoprire l’emozione che ci fa agire.
  • Scoprire dentro di sé il senso di queste emozioni, senza cercare subito un colpevole. Da dove viene tutta questa insoddisfazione, o paura, o desiderio di fuga…? In parte dalla realtà, in parte da aspettative deluse, spesso un po’ esagerate o francamente irrealizzabili…
  • Evitare di dare sfogo diretto e incontrollato alle emozioni: imparare a modularle, non a reprimerle. L’obiettivo non è una relazione fondata sulle “buone maniere”, fondamentalmente fasulla. L’obiettivo è impedire alle emozioni di “sgangherare” tutto , di ferire, di distruggere. Come un fiume in piena deve essere trattenuto da buoni argini, per evitare di seminare distruzione e morte, così le nostre emozioni devono trovare dentro di noi un sano contenimento, perché possano essere espresse in modo utile e costruttivo.
  • Saper riconoscere le emozioni dell’altro, empaticamente. Si può pensare all’empatia come la capacità di mettersi nei panni dell’altro, lasciando risuonare dentro di sé le emozioni, senza il bisogno di agire immediatamente. Lo strumento è l’ascolto privo di giudizio, mettendo da parte pensieri e preoccupazioni personali.
  • Saper tollerare le emozioni dell’altro, cercando di non perdere la testa, di mantenere le proprie facoltà di giudizio, senza lasciarsi andare a reazioni scomposte.

Sono passaggi semplici ma non facili, e a volte è necessario un aiuto esterno per giungere a chiarire, ad esempio, “cosa si prova” in determinate situazioni.

Oltre al percorso di sviluppo individuale, c’è lo spazio in cui la coppia cresce, evolve in nuovi modi di stare insieme, si sostiene fondandosi sul valore dell’impegno, sullo sviluppo dell’intimità, sul mantenere viva la passione.

Questo spazio viene facilmente invaso dalle mille necessità del quotidiano: il lavoro, i figli, le faccende domestiche, le relazioni esterne rischiano di saturare il nostro tempo e le nostre energie, creando una gabbia di abitudini e ripetitive routines che stabilizzano il rapporto, col rischio di svuotarlo di significati emotivi e passionali.

Questa progressiva burocratizzazione delle dinamiche di coppia spesso provoca rotture laceranti nei momenti di svolta della vita. Un lutto, la perdita del lavoro, l’adolescenza dei figli, l’età che avanza possono suonare un campanello d’allarme nell’animo di uno dei partner, che sente un vuoto esistenziale da dover riempire, ricercando per sé una soluzione al di fuori della coppia, un bisogno di qualcosa di vitale che rinnovi il senso del proprio vivere quotidiano.

La psicoterapia di coppia può diventare un modo per “affrontare insieme” una fase della vita che ci chiede di rivedere i nostri bisogni e le nostre priorità, attraversando a volte un mare di disillusioni e delusioni, di duri esami di realtà e barriere difensive reciproche, che bloccano il dialogo o lo trasformano in una serie incessante di recriminazioni e accuse reciproche.

La psicoterapia di coppia è un luogo in cui apprendere a prendersi cura della relazione amorosa, cercando di riattivare, o scoprire per la prima volta, quel patrimonio di fiducia, desiderio, affetto e rispetto che possono rigenerare il rapporto.

È il luogo in cui si può tentare una riparazione degli aspetti personali feriti e resi sofferenti da relazioni ormai irrigidite in ruoli ripetitivi, o verificare la disponibilità a superare fatti o eventi che hanno leso la fiducia e la disponibilità reciproca.

Durante questo percorso ognuno viene invitato ad assumersi le proprie responsabilità riguardo a “come sono andate le cose”, al di là ed oltre a facili e sterili colpevolizzazioni, nel tentativo di costruire un ambiente in cui sia possibile un confronto onesto e sincero.

L’obiettivo può essere verificare fino in fondo la possibilità di una rinascita del desiderio di stare insieme, sulla base del valore dell’assunzione di responsabilità condivise, dell’impegno profuso nella realizzazione di un progetto comune, o semplicemente della volontà di non gettare via il tempo e le energie spese senza aver sperimentato concretamente la possibilità di un nuovo inizio.

E se anche la terapia dovesse evidenziare la necessità di una conclusione della storia della coppia, l’aver affrontato un percorso di chiarimento che aiuti ognuno a riconoscersi “parte in causa”, può aiutare a separarsi riducendo al minimo quelle emozioni distruttive che trasformano una separazione in una lacerazione conflittuale, carica di rabbia e del bisogno di rivalersi eternamente per i torti subiti e le sofferenze patite.

Se non può essere un nuovo inizio per la coppia, che sia un nuovo inizio per ognuno dei due.

Aree di intervento

  • Disturbi d’ansia, fobie, attacchi di panico, sindromi ossessive, disturbi di personalità e stati depressivi
  • Disturbi da stress post-traumatico tramite Psicoterapia EMDR
  • Dipendenza da cocaina
  • Situazioni di crisi e sofferenza legati a diverse fasi della vita: separazione, lutti, pensionamento, ecc.
  • Problemi di coppia
  • Conflittualità familiari
  • Problemi legati all’autostima e a situazioni personali e professionali di particolare stress
  • Problemi sessuali individuali e di coppia in assenza di patologie organiche
  • Disagi psicologici correlati a patologie organiche
  • Disagi nell’area adolescenziale: problematiche relative alla propria identità, al proprio progetto di vita, disagi rispetto al proprio corpo, conflittualità con i genitori
Dr. Guido Pozzo Balbi

Psicologo e Psicoterapeuta a Trezzo sull'Adda
P.I. 03014460160
Iscritto all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Lombardia n. 6086 del 07/03/2001
Laureato in Psicologia Clinica e di Comunità, e specializzato presso la Scuola di Psicoterapia COIRAG

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